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“L’isola che non c’è” ai candidati: diteci qualcosa su Palazzo Pepe

da Stefania Franciosa
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L’Associazione Culturale di Latiano “L’isola che non c’è” lancia un appello ai candidati affinché possano illustrare ai latianesi i tesori nascosti di “Palazzo Pepe” (dal nome del proprietario Vittorio Pepe, storico e autore di importanti testi di letteratura italiana): l’ultimo erede della famiglia, Antonio Francesco Pepe che qualche anno fa (nel 1965) la donò al Comune di Latiano (che lo ha acquisito nel marzo del 2015), diventando cosi, a partire da quella data, di “proprietà” di tutti i cittadini. Per anni, fanno sapere dall’associazione, quel palazzo ad angolo tra via De Virgilis e via Angelo Ribezzi nessuno dei latianesi sembrava oramai più lo notasse, per la condizione del pavimento stradale ma soprattutto perché pochissimi, forse, sapevano che quell’immobile sempre chiuso e abbandonato era diventato patrimonio pubblico, grazie ad una donazione i cui passaggi legali si sono conclusi ormai da qualche anno.
Da allora il Comune che ne ha acquisto la proprietà utilizza alcuni locali al piano terra come deposito, altri per ospitare una Associazione, un altro ancora viene utilizzato per una attività commerciale.
Ma cosa nasconde quel palazzo di inizio ‘800?
Per scoprirlo, “L’isola che non c’è” si è fatta autorizzare dal segretario comunale che a sua volta ha chiesto il permesso al sindaco.
“Un viaggio nella storia del nostro paese, ma anche e soprattutto la dimostrazione tangibile di come forse dovremmo valorizzare meglio il nostro patrimonio spiegano i rappresentanti dell’associazione – La condizione precaria in cui versa l’intero stabile, abbandonato da una decina di anni, richiederebbe un’urgente manutenzione. Almeno una pulizia degli spazi esterni e soprattutto un intervento agli infissi che rischiano di cadere sulla strada sottostante. Noi investesiremo la Soprintendenza per i beni Culturali per sollecitare un eventuale sopralluogo e porre un vincolo storico del manufatto.
Ma prima di ogni altra cosa serve con urgenza bonificare il sito dalla presenza di grandi quantità di amianto, infine pulire l’intera area e tutti gli ambienti della casa. Ridando dignità ad una delle testimonianze del nostro passato e nel rispetto di chi ha donato quell’immobile”

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